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La mia storia con gli ulivi inizia nel 2001, dopo la morte di mio padre. Mi trovai di fronte a una domanda: come continuare a prendermi cura degli alberi che lui stesso aveva piantato? Aveva messo a dimora una fila di giovani ulivi, lasciandone altri ancora da piantare. Così, insieme a mia madre, completammo il lavoro. Ma poi? Gli alberelli iniziarono a crescere e presto divenne chiaro che avrebbero avuto bisogno di essere potati.
Qui sorse il primo dilemma. La saggezza popolare suggerisce spesso regole semplici e rigide: “Fai un vaso, vuota il centro, leva tutti i succhioni!” Molti potatori seguono queste istruzioni per anni senza mai metterle in discussione. Ma io volevo capire davvero cosa stessi facendo. Fin da ragazzo, nel rapporto con mio padre, lo scontro era sempre lo stesso: mi diceva cosa fare, ma senza spiegarmi il perché. Io, invece, volevo una risposta, un senso, una consapevolezza nelle mie azioni.
Qualche anno dopo la messa a dimora degli ulivi, tornai da un lungo viaggio in India. Sei mesi in solitaria, barba e capelli lunghi, un’esperienza che mi aveva trasformato. Al ritorno, con alcuni amici fondai un’associazione culturale. Avevo un’idea fissa: volevo frequentare un corso sulla potatura e la gestione dell’oliveto. Ma nella mia zona non se ne trovavano. Così decisi di organizzarne uno io.
Per farlo, chiesi aiuto a Daniele, un amico arboricoltore e tree-climber. Grazie a lui e al passaparola conoscemmo Carlo Mascioli e altri esperti, che diventarono i primi insegnanti e oggi grandi amici del nostro corso di Potatura e Gestione dell’Oliveto. Quel corso, nato quasi per caso, oggi è una realtà consolidata: da 18 anni si tiene ogni anno a Cerveteri, con la stessa passione e lo stesso entusiasmo delle origini.
👉 Corso di Potatura e Gestione dell’Oliveto – Cerveteri
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