Raccontata dal nostro amico Paolo Zorutti, l’esperienza di una istituto scolastico davvero “Virtuoso” in provincia di Salerno… A dimostrazione che con un pò di buona volontà si possono fare grandi cose!
https://youtu.be/RcAflO2LJIw
https://youtu.be/DhJoGZBJgD8
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https://youtu.be/2m4radDNsN4https://youtu.be/RcTVVWJ_MVA
La Scuola dei sogni di Maria
Maria è una bambina vivace, gira a piedi nudi per la campagna, ha il gusto della scoperta e sogna di fare la maestra e vivere sempre con i bambini. Maestra lo diventa in un posto vicino casa dove la violenza sulle persone e sul territorio è pane quotidiano. Quando le sembra di averne mangiato troppo di quel pane, vince un concorso da direttrice scolastica e decide di trasferirsi in un piccolo centro. Qui comincia a proporre ai colleghi preoccupati una serie di innovazioni nella creazione del programma scolastico che mettono al centro l’uomo, l’idea è quella di riscoprire i valori della ruralità. Gli altri ad essere sconcertati sono i genitori che sognano per i loro figli carriere e ricchezze. I temi da affrontare sono molti. Cosa mangiamo? Come si nutrono i bambini, perché le merendine confezionate. Allora nel programma entra il tema dello studio delle etichette alimentari. I bambini ritagliano le etichette di quello che mangiano a casa e delle merendine che portano a scuola, gli insegnanti di scienze li aiutano a fare ricerche sui componenti di base che si trovano negli alimenti, sono mesi di studio che aprono nuovi varchi alla consapevolezza. Intanto nel terreno della scuola si comincia a fare un orto sinergico, mentre con gli insegnanti di matematica si calcola quanta plastica ogni bambino getta nella spazzatura della mensa scolastica. Pian piano le teorie diventano numeri, gli uomini sporcano il pianeta, si ma quanto? Nella scuola di Maria ci si attrezza per saperlo. Arriva l’autunno e con l’aiuto di qualche olivicoltore si insegna come si raccolgono le olive e quando. Poi ciascun bambino al frantoio riceve l’olio del suo raccolto. Così dopo aver letto le etichette ed assaggiato l’olio i bambini sono pronti per fare l’esperienza di una nuova merenda a base di pane, non quello dentro le bustine di plastica molliccio, ma quello fresco del forno, con sopra l’olio o magari qualche verdura cotta dell’orto, o i fagioli. Ogni volta sono problemi da superare con leggi che mortificano le scelte che vanno nella direzione di un maggior benessere, Maria ed il suo staff di insegnanti, che cominciano ad appassionarsi al nuovo modello però ogni volta trovano la soluzione anche per aiutare gli addetti ai controlli della Asl. E’ vero che ci sono le leggi, ma se queste sono contro l’uomo che dobbiamo fare? E’ possibile che un pane confezionato gommoso debba essere preferibile per i bambini al pane del forno che poi è lo stesso che i bambini consumano a casa? In linea di principio sarebbero tutti d’accordo ma prendersi le responsabilità fa paura. Il responsabile della sicurezza della scuola ad ogni nuova mossa di Maria si mette le mani nei capelli, per fortuna li ha già persi da tempo! Che altro si potrà inventare? I calcoli sulla plastica hanno portato a scegliere l’uso di piatti, posate e bicchieri tradizionali, gli stessi che i bambini usano a casa, anzi saranno loro a portarli, alla scuola il compito di comprare le lavastoviglie per igienizzare o fare convenzioni con ristoranti (i complessi scolastici sono più di uno su un territorio dal mare alla montagna, tutti nelle mani di Maria). Intanto il barista che vendeva le patatine confezionate fuori della scuola, da quando ci sono le ecomerende, è arrabbiato con Maria. Ma lei non ha battaglie da fare contro nessuno, sta solo cercando insieme ai suoi studenti come vivere meglio e in armonia con sé stessi e l’ambiente. Allora Maria convoca il barista e gli chiede quanto guadagna con le patatine e se non sarebbe più remunerativo vendere ad 1 euro le fette di torta, così buone, che fa sua madre. Dallo scontro nasce una soluzione anche più vantaggiosa! Maria viene da un territorio dove “a munnezza” è diventato un affare su cui tante mafie lucrano mentre con il percolato le falde d’acqua si inquinano. Allora viene spontaneo chiedersi a scuola cosa fare? cosa sappiamo e cosa insegniamo noi adulti? Tre dello staff, Maria, un bidello ed un insegnante vanno a fare un corso su come si fa un corretto compostaggio e decidono di costruire una compostiera a Scuola. Ancora un nuovo pezzo di programma scolastico che impegna gli insegnamenti di scienze e di educazione tecnica. Nascerà anche un manualetto, creato dagli alunni, con le istruzioni per creare una compostiera con 4 pallet un po’ di fildiferro e una balla di paglia. Molti genitori chiedono di essere istruiti per farsela a casa e squadre di bambini accompagnati dall’insegnante si prodigano a trasmettere la conoscenza ai loro genitori sul territorio del Comune. E l’olio esausto? quello che resta delle fritture che fine fa visto che il Comune non ne ha previsto la raccolta? La domanda girata agli alunni racconta quella che è una verità di molti, anche di coloro che potrebbero conferirlo ad apposita discarica. L’olio scoprono gli alunni ed professori finisce in più del 95% dei casi nel lavandino o nel water! Allora, con l’aiuto di un biologo marino si studia quali danni comporta l’olio se arriva al mare, è ancora materia di studio per gli alunni. Un responsabile dell’ufficio tecnico del Comune viene allora a spiegare cosa accade all’olio gettato nelle fognature. Si addensa in una sugna, un grasso denso, che tende ad inglobare anche altre cose solide gettate nelle fogne e spesso si presenta alle porte degli impianti di depurazione in banchi grandi come frigoriferi. Possono così intasare i filtri dell’impianto che non riesce a gestirli per cui la soluzione è spesso quella di farli andare direttamente a mare con grave sconcerto dei bambini che nel frattempo ne avevano conosciuto gli effetti sull’ambiente. Con questi presupposti parte il nuovo progetto dello staff: raccogliere olio esausto a scuola, dopo aver provveduto a tutte le messe in sicurezza. Ogni bambino si presenta con il suo olio raccolto a casa, anche quelli piccolissimi. Tutti lo versano nei fusti decorati dai bambini con disegni di collage e di mari puliti ed i fusti dopo poco sono già pieni. Si cercano ditte per lo smaltimento ma tutte vogliono essere pagate ed il Comune non interviene. Cosa farne? Mia nonna ci faceva il sapone, dice una insegnante dello staff, eureka! esclama Maria. Mio Dio! urla il responsabile alla sicurezza, portandosi le mani alla testa per strapparsi metaforicamente i capelli! Dopo un po’ di tempo i bambini, dietro una rete di sicurezza assisteranno, anche con l’aiuto di un megafono che distribuisce anche a distanza sonori insegnamenti, una nonna eletta insegnante del sapone, procederà a trasformare l’olio esausto in sapone. Se ne ricaveranno dalla vendita nei mercatini Natalizi ben 4000 euro da ridistribuire alle famiglie meno abbienti sotto forma di buoni pasto ed anche per sostenere progetti a distanza. Nel frattempo si è imparato a farne con varie essenze e con timbri che ne raccontano la provenienza acquistati anche da alcuni alberghi della zona. I Comuni, 5 sono quelli nei quali sorgono le Scuole di Maria, in parte cominciano ad essere sensibili. In fondo la Scuola sta facendo un lavoro di educazione non solo per gli alunni ma anche per tutta la popolazione creando una sensibilità e soluzioni per l’Ambiente di cui i Comuni stessi potrebbero farsi un vanto, attivando loro stessi raccolta di umido ed oli e favorendone la trasformazione con incentivi ad aziende. Ma si sa che i politici sono gli ultimi a comprendere cosa è veramente utile per migliorare le condizioni dell’ambiente e degli uomini. Intanto arrivano i riconoscimenti, l’ultimo, ad ottobre 2014, quello di Cittadina Europea a Maria che è poi un riconoscimento a tutta la Scuola. Si organizzano stage di studenti dalla Germania per apprendere come si fa in un paesino del Cilento. Maria non è contro nessuno, illustra quel che fa anche a chi governa, anche ai potenziali nemici, ma è difficile scuotersi da vecchie abitudini e scegliere di farsi ispirare dal benessere della collettività anche se in molti restano spiazzati dai racconti del vulcano Maria. Qualche ragazzo comincia a domandarsi se con quelle attività insegnate dalle scuole di Maria non si possa fare una piccola attività, molti che all’inizio erano diffidenti apprezzano questi cambiamenti della scuola, a cominciare dal fatto che i bambini scelgono di mangiare meglio. L’ultima che ci ha raccontato dal vivo Maria, riguarda ancora i rifiuti. Uno dei suoi bidelli le dice che hanno tanta carta da smaltire. Ad ottobre nel nuovo programma scolastico ci si chiederà quanta carta si butta e cosa se ne può fare, un’altra frontiera per Maria, il suo staff e tutti i loro fortunati alunni… Tutto questo che ho qui raccontato nasce da un incontro con Maria De Biase ed è un messaggio di incoraggiamento per tutti noi che aspiriamo a modelli di vita differenti. Grazie all’associazione Semilune che ha permesso questo incontro. Chi vuole approfondire chieda l’amicizia a Maria e vada a visitare le sue scuole dove i pellegrini del buono sono ben accolti.
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